Sogno d'un mondo Antico

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Syria Pegasus
view post Posted on 23/10/2008, 22:50




Sogno d'un mondo antico




"Mi svegliai in mezzo ad un capo senza ricordare come fossi giunto lì.
L'aria era pesante a causa dell'umidità della notte e l'erba umida mi solleticava i piedi, facendomi rabbrividire per il freddo; non ricordo nient'altro oltre a poche sensazioni, colte dai sensi alquanto intorpiditi.
C'era il fruscìo delle foglie mosse dal vento autunnale ed il tenue cicaleccio dei pochi insetti sopravvissuti al rapido cambio di stagione; le fronde secce degli alberi, oramai quasi deltutto prive di foglie, parevano mani artigliate protese nel nero vuoto con l'intendo d'afferrare ciò che nessun uomo oserebbe toccare.
Mi guardai nuovamente intorno, un po' sconsolato. "Voglio tornare a casa" mormorai stringendomi nelle spalle, oramai stufo del freddo.
Una lucciola, ultima della sua specie, mi ronzò attorno prima di svanire in un tronco cavo a poca distanza; avevo sempre avuto paura del buio e della solitudine, ma c'era in quel campo qualcosa di terribilmente affascinante.
L'erba fresca, il vento tra gli alberi...sono tutte cose che oramai non si trovano più nel mio paese, sepolto dall'edilizia.
Col cuore martellante in petto mossi qualche passo incerto. Avevo ancora paura, ma la magia del mondo incantato mi stava lentamente rapendo.
In lontananza sentii tonfi ritmici creati da strumenti vecchi come il mondo; quei suoi così vaghi risvegliarono in me un'istinto primordiale, antico come la terra stessa.
Senza accorgermene i miei piedi si mossero a tempo, danzando sull'erba umida descrivendo ampi cerchi attorno ad un punto immaginario. Non vedevo...non sentivo altro oltre a quel rullare, persino il vento s'era azzittito; sentivo l'adrenalina pompare dal cuore ad ogni cellula mentre i sensi si acuivano col crescere del suono in un vorticare che, a poco a poco, mi fece vorticare la testa ottennebrando la ragione ed il pensiero.
Correre, Correre...
Il respiro si fece più intenso seguendo i passi di quella danza antica.
Le nubi in cielo tuonarono riversando sulla terra scrosci d'acqua ghiacciata. Il suono dei tamburi era divenuto assordante.
La nebbia non scomparve, avvolgendomi le caviglie per far sparire i miei piedi oltre la sua coltre e la pioggia m'inondava inzuppandomi fino all'osso, incollando il pigiama ad un corpo così innaturale, che a fatica riuscìì a percepire come mio
Frenesia, delirio, le immagini del mondo iniziarono a vorticare in una spirale di colori scuri, indefiniti, dove lo scintillio della pioggia ed il luccichio sinistro della bruma erano l'unica fonte di luce, sebbene tenue.
Ad un tratto, senza quasi rendermi conto, i tamburi cessarono di battere mentre le nubi svanirono come se non fossero mai esistite.
Il mio sguardo s'innalzò al cielo e, in quell'istante, ebbi la visione più bella e sconcertante di tutta la mia vita.
Una Luna enorme, color sangue, regnava sovrana in cielo svanendo oltre l'orizzonte e più la fissavo rapito, più mi pareva di scorgere fattezze umane in quella sfera perfetta dalle sfumature spettacolari.
Mi sorrideva ed io sorrisi di rimando, agitando le braccia al cielo come un disperato, col corpo scosso da brividi gelati ed i vestiti zuppi appiccicati agli arti.
In quel campo senza tempo urlai con tutti il fiato che avevo in corpo, stanco per le danze, col cuore leggero e colmo d'un esaltazione animalesca, antica, consapevole dell'ispiegabile.
Urlai perchè ero felice, perchè mi facevano male i piedi, perchè nel correre a piedi nudi mi ero ferito e perchè, in fondo, urlare era l'unica cosa che davvero potei fare.
Ero libero.
Ero vivo.
Piansi per le fitte, per l'amore e per il dolore, per una casa un tempo circondata da campi, ora sepolta da condomini. Piansi per un filo di terra emerso dalle acque d'un lago a cui è stato strappato il cuore per venderlo ai turisti. piansi, perchè finalmente avevo trovato me stesso e il mondo.
Piansi cadendo in ginocchio tra i rovi.
Piansi ed il cielo svanì assieme al campo.
Piansi ancora ed ogni cosa divenne nera.


Ora so cosa cercano di afferrare gli alberi nella notte e cosa l'uomo accecato dal desiderio non avrà mai. Ora so perchè certe persone sognano un mondo, vivendo in un'altro e stanno male.
Ora so, ma al tempo del ballo sfrenato ero solo un bambino ed i bambini, si sa, vedono mondi che agli adulti sono preclusi..."


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Nello scrivere mi è venuto da piangere perchè mi sono venute alla mente tutte le corse nei campi dietro casa che ora, per colpa di persone senza cuore, non potrò più fare. Pensateci bene, scegliereste di salvare un campo e tutto ciò che al suo interno vive, o lo radereste al suolo per costrire appartamenti?
La mia risposta è abbastanza palese, ora ditemi voi cosa pensate del mio scritto e se ha suscitato almeno qualche sentimento...
 
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